COLLABORAZIONE CON I COMUNI BRASILIANI (1989-oggi)
L’Associazione Arcoiris si è posta sempre l’obiettivo di fungere da stimolo verso i Comuni brasiliani con cui ha collaborato perché fossero essi stessi, un po’ alla volta, a prendersi carico delle problematiche dei minori, in primo luogo di quelli soli o abbandonati, della loro crescita, della loro formazione.
In questo contesto va vista la costante collaborazione, sempre quando possibile, con il Comune di Itamaraju nella gestione della Casa di accoglienza e quella con il Giudice dei Minori, con l’accoglienza nella Casa anche di ragazzi con problemi penali.
Nel 2010 il Consiglio comunale di Itamaraju ha riconosciuto l’importante attività di Arcoiris a favore dei bambini di strada e della popolazione povera, conferendo la cittadinanza onoraria alla Presidente di Arcoiris (vedi articolo dedicato), in rappresentanza dell’intera Associazione.
Per molti anni la Casa di accoglienza Arcoiris è stata la sola realtà del sud della Bahia a dare ospitalità ai bambini senza famiglia, alla quale il “Conselho Tutelar”, Polizia e Comuni si rivolgevano per ogni necessità.
Sempre quando possibile, la collaborazione con il Comune di Itamaraju e con gli altri Comuni vicini, in particolare Jucuruçu e Guaratinga, è stata piena. Per molti anni il personale della Casa è stato assunto dal Comune, esclusi i coordinatori e alcuni dipendenti a carico di Arcoiris.
Per quanto riguarda i rapporti con gli altri enti assistenziali di Itamaraju, da ricordare la stretta collaborazione con Apae, associazione che aiuta i disabili e che abbiamo sostenuto finanziariamente in vari lavori.
Per quanto riguarda le scuole di Jucuruçu e di Guaratinga, è importante conoscere quanto successo: in questi due Comuni, di circa 20-25 mila abitanti l’uno, fino a circa il 2005 le sole scuole che potessero chiamarsi tali erano quelle costruite e gestite da Arcoiris, messe a disposizione della popolazione sempre gratuitamente (compresi i pasti). Con il tempo, quando i due Comuni hanno cominciato a costruire le loro scuole, copiando dalle nostre, abbiamo capito che il nostro compito di supplenza e di stimolo era finito. Così, in entrambi i casi, a distanza di qualche anno uno dall’altro, abbiamo trasferito i centri scolastici alla gestione dei Comuni, continuando naturalmente a tenere sotto controllo che le cose andassero bene. Finché nel 2022 abbiamo trasferito al Comune di Itamaraju, che se li è presi finalmente a carico (non è stato facile!), compito e responsabilità di assistere h24 i bambini soli e abbandonati, che Arcoiris portava avanti dal lontano 1989
I COMUNI TRENTINI PER I COMUNI DEL SUD DEL MONDO (1997-2006)
Importante è stata l’iniziativa “I Comuni trentini per i Comuni del sud del Mondo”, avviata da Arcoiris nel 1997 e conclusasi nel 2006, in stretta collaborazione con il Comune di Nago-Torbole (e con l’allora sindaco, socio di Arcoiris, Dr. Giuseppe Parolari), descritta in un altro capitolo. Iniziativa che ha coinvolto decine di Comuni trentini in interventi a favore del Comune di Itamaraju e dei Comuni vicini, servita non solo ai Comuni bahiani ma anche e soprattutto ai Comuni trentini che hanno potuto così conoscere e aprire gli occhi sulla difficile e impegnativa realtà brasiliana.
Una serie di progetti, promossi da Arcoiris, hanno coinvolto tra il 1997 e il 2006 molti Comuni trentini, la Provincia autonoma di Trento, la Regione Trentino-Alto Adige e Comuni del sud della Bahia, nel Progetto chiamato “I Comuni trentini per i Comuni del sud del Mondo”.
Il primo progetto è stato l’acquisto di tre ambulanze per Itamaraju, città che ne era priva (link); il secondo la realizzazione del Centro scolastico-sanitario per i Sem Terra dell’Accampamento Bela Vista (link); il terzo la Costruzione della Scuola professionale “Cesare Malossini” (link); il quarto, l’acquisto di mezzi di movimento terra e di manutenzione delle strade che portavano da Itamaraju alle frazioni e alle cittadine vicine (link).
SCUOLA PROFESSIONALE CESARE MALOSSINI (2003-oggi)
L’Associazione Arcoiris, preoccupata per il futuro dei ragazzi e perché non ritornassero sulla strada, realizzò l’iniziativa con il sostegno dei sindaci di Nago-Torbole (Parolari) e di Riva del Garda (Malossini) che nel 2002 la promossero e la finanziarono insieme a 10 altri Comuni del Trentino ed alla Provincia autonoma di Trento.
Siamo riusciti a finanziare il progetto, come in passato avevamo fatto per le ambulanze e per il Centro scolastico-sanitario dell’accampamento Bela Vista dei Sem Terra.
La scuola venne inaugurata nel 2004, dedicata al ricordo del sindaco di Riva del Garda, Cesare Malossini, che nel frattempo era scomparso mentre presiedeva un Consiglio comunale proprio nel periodo in cui la scuola professionale era in costruzione. Sorta nelle vicinanze della Casa di Accoglienza Arco-iris, quella scuola era la sola ad indirizzo agrario e di sartoria-cucito della zona. Ha iniziato a funzionare nel 2004 e già nel 2005 era frequentata da 70 alunni, parte iscritti ai corsi agrari, parte ai corsi di sartoria e cucito. Nel primo periodo, oltre a dare una formazione di base per i figli dei Sem Terra, si svolsero anche corsi di danza e di capoeira, all’interno di progetti statali promossi dal governo Lula mirati a combattere il lavoro minorile.
Successivamente, la scuola ha dovuto ridurre il proprio impegno a causa degli eccessivi costi, ma non ha mai smesso di realizzare i corsi di agricoltura e di sartoria-cucito a cui si sono aggiunti altri per parrucchiere ed estetista. Quelli agricoli mirati ai ragazzi dei centri Arco-iris e ai giovani della zona, che hanno avuto così l’opportunità di imparare le tecniche di coltivazione agricola e dell’allestimento di orti. Quelli di sartoria e cucito, per le ragazze dei centri Arco-iris, le donne della zona che gratuitamente hanno potuto imparare una professione, grazie ai macchinari acquistati da Arcoiris con l’aiuto del Comune di Trento, ma anche la professione di parrucchiera e di estetista. Le risorse sono arrivate dalle donazioni a favore della Scuola Malossini e dal Comune di Riva del Garda.
Negli ultimi tempi, grazie a contributi inviati dall’Italia per l’acquisto di computer durante la pandemia di Covid-19, sono iniziati anche i corsi di alfabetizzazione informatica e di utilizzo del computer.
GIOVANI E SOLIDARIETA', COMUNE DI PERGINE (2007-08)
Nel 2007 e 2008, su richiesta del Comune di Pergine Valsugana (TN), in collaborazione con il locale Gruppo Giovani, Arcoiris ha organizzato due viaggi in Brasile di giovani del luogo: 6 ragazzi il primo anno, 5 il secondo, di età compresa tra i 18 ed i 24 anni, accompagnati in entrambi i casi da Italo, fondatore ed ex presidente di Arcoiris, oltre che da incaricati del Comune: “Un’esperienza stupenda, forte, intensa, a volte sconvolgente, e come tutte le cose forti, non ci sono state vie di mezzo: forte in positivo, e forte in negativo”, l’ha descritta una partecipante.
I due viaggi rientravano tra i progetti più significativi del Piano Giovani del Comune. Sono stati preceduti da una serie di incontri preliminari di formazione sul tema del volontariato, così da dare ai partecipanti gli strumenti per affrontare e conoscere una realtà totalmente diversa da quella in cui erano vissuti fino ad allora. Arcoiris ha organizzato gli incontri preparatori e poi i viaggi, mettendo a disposizione le proprie conoscenze della realtà, il supporto logistico necessario e la sicurezza di un accompagnatore nuon conoscitore della lingua e della realtà del luogo. Al ritorno in Italia, sono seguiti incontri tra i partecipanti e la popolazione di Pergine, con l’illustrazione di quelle esperienze indimenticabili.
Entrambi i gruppi hanno potuto conoscere la Casa di Accoglienza Arcoiris di Itamaraju, dove hanno vissuto accanto ai 40 bambini lì presenti, di età compresa tra 0 e 16 anni. Frei Dilson, sindaco di Itamaraju e grande papà della Casa di accoglienza, si è messo a loro disposizione. Durante i viaggi hanno potuto visitare la realtà locale, le varie attività e progetti di Arcoiris, a Guaratinga, Jucuruçu, Assovale, la scuola professionale, le aldeias (villaggi) degli indios Pataxò a Coroa Vermelha e a Barra Velha, gli accampamenti dei Sem Terra con le loro baracche di telo nero. Hanno potuto anche vedere Porto Seguro, Ilheus (nota per il periodo del cacao e per lo scrittore Jorge Amado), Salvador. Un’esperienza molto forte, come si può leggere dagli scritti che i ragazzi ci hanno lasciato, sotto riportati.
“È stata un’esperienza stupenda, forte, intensa, a volte sconvolgente, e come tutte le cose forti, non ci sono state vie di mezzo: forte in positivo, e forte in negativo. Nessun grigio intermedio… Sono partita con mille domande, credendo di trovarne risposta lì, e sono ritornata con ancora più domande, sulle contraddizioni del nostro mondo, del nostro tempo, del nostro modo di vivere. Cose per noi impossibili, impensabili, invivibili, risultavano essere la più normale delle situazioni. Situazioni per noi di assoluta mancanza, di estremo bisogno, risultavano essere non solo all’ordine del giorno, ma comunemente accettate, come se il bisogno non esistesse… e forse davvero, lì, per loro, per quella gente, quel bisogno che noi “europei” vedevamo, non esisteva. Quale, allora il senso della vita? Quale il significato di felicità? Quale il senso di “superfluo” o “necessario”?
Mi sentivo in colpa tornando alla casa di accoglienza con i miei sacchetti di souvenir guardando quei bambini negli occhi, occhi grandi che nascondevano un grande bisogno di affetto, braccia protese verso di noi in cerca di un abbraccio, di una carezza… Cosa avrei potuto fare io per loro, invece di comperare la collanina di semi? Si, cosa? un grande senso di impotenza… e di ignoranza. Mi accorgevo che non riuscivo a cogliere davvero quali fossero i loro bisogni maggiori… tanto diversi da quelli che noi consideriamo bisogni… un vestito? un quaderno? un gioco? o semplicemente tanto affetto?
Ero partita con delle convinzioni… si son smontate un po’ alla volta. Vedere l’orgoglio negli occhi dei Sem Terra, la voglia di combattere per la terra anche fino a perderci la vita senza piangersi addosso, mi ha fatto vergognare di molte nostre lamentele inutili, per futili motivi. Vedere la pace negli occhi degli Indios, la serenità che emanavano, il loro equilibrio con la Terra, il loro saper vivere, anzi, convivere pienamente con la natura senza progresso, senza inquinamento e paragonarla alla sete di possesso, di consumismo, allo stress degli acquisti, del “se-non-lo-hai-non-sei-felice”… chi vive meglio? Chi alla fine dell’esistenza sarà davvero in pace con il proprio essere? Stiamo davvero sbagliando tutto? Quante domande ha suscitato in me questo viaggio!
E poi sentire la gioia emanata dai bambini, quei loro grandi sorrisi, vederli correre, giocare, arrampicarsi su di noi, essere così felici per poco, per una carezza, per essere presi in braccio e fatti giocare… meravigliati davanti ai giochi ricevuti in regalo, felici davanti ai palloncini, alla pizza… piccole cose per renderli cosi felici. “È così bello ricordare quei momenti, così emozionante… E poi la natura rigogliosa, le piante maestose, così verdi da sembrare finte, i coloratissimi fiori, l’immensità dell’oceano, quell’idea di libertà e di selvaggio… ancora intatto, non intaccato dalla mano dell’uomo, i colori della terra, così accesi, cosi caldi, il calore della gente, la musica sempre presente, l’allegria di cui era caricata l’aria… tutte diapositive che riaffiorano spesso nella memoria generando sorrisi e buonumore.”
(Claudia)
“A distanza di ormai un mese e mezzo dal rientro del viaggio, ho avuto il tempo per riordinare un po’ tutte le idee, e farmene una: quando parli in generale del Brasile, con qualcuno, il commento è: ah sì, Brasile, volontariato, e brasiliani quanti…? Hanno una sola percezione del Brasile. Invece non è così, è un viaggio che se fatto con tutto l’entusiasmo, la consapevolezza di ciò che vai a fare e toccare con mano, e riesci ad immedesimarti nel contesto, ti cambia sicuramente la vita, fa crescere e maturare interiormente. E’ certo che vedendo la povertà di certi rioni visitati, e la bellezza di altri, vicini, il contrasto “bello lussuoso-baracca senza fognatura” è toccante e fa riflettere.
Per quanto riguarda la casa ed i bimbi, ho trovato una disponibilità e accoglienza non da poco, tutti pronti a servirci e riverirci; ci han fatti sentire come a casa. Ho nostalgia di quella tribù di bimbi che si arrampicavano su di noi con i loro corpicini come dei ragnetti, e ti guardavano con quei bellissimi occhioni scuri, dove spesso leggevi però la tristezza ed il bisogno di affetto. Concludo col dire che è un’esperienza che mi piacerebbe rifare, però con almeno un mese di permanenza.
Ringrazio l’associazione ARCOIRIS ed il COMUNE di Pergine Valsugana per avermi dato la possibilità di aggregarmi al loro viaggio.”
(Danila)
“BRASILE, una comune parola dietro la quale, per me, si celano moltissimi emozionanti ricordi!!! Solo pronunciandola il mio cuore inizia a battere forte forte!!! Grazie all’esperienza che ho vissuto nello Stato della Bahia ho potuto apprendere molte cose, tra le quali la conoscenza di una realtà totalmente differente dalla nostra, il favoloso contatto con i bambini della Casa di Accoglienza, le relazioni con persone di origine brasiliana e l’incontro diretto con la popolazione degli Indios Pataxò!! Il viaggio è stato molto istruttivo ma soprattutto entusiasmante e riflessivo!! Solo VIVENDO un’esperienza di questa tipologia siamo in grado di apprezzare di più le piccole cose, quali un saluto, un sorriso, un bacio e un abbraccio!!”
(Sara)